domenica 21 giugno 2009

ECCO PERCHE' CI DIMETTIAMO

Nei prossimi giorni verranno formalizzate le dimissioni di Ernesto Cocco dalla carica di Presidente del Basket Lecco e di tutto il C.D. della Società.
Fra tutti i rumors che seguiranno ricordate che solo queste che mi appresto ad esporre sono IN SINTESI le nostre VERE motivazioni.
Quando due anni fa mi è stato chiesto di assumere l’onere e l’onore di presiedere il Basket Lecco mi sono proposto il compito di cercare di riportare la Società all’originale ruolo di” Società guida del territorio” (mia testuale affermazione fatta nell’assemblea costituente).
Questo cammino poteva iniziare poiché era cessato il vecchio dualismo Lecco-Calolzio (un unico proprietario) e attorno a questo sinergismo si poteva cominciare a costruire le collaborazioni con le Società del territorio, nel pieno rispetto delle singole autonomie.
Ora i nodi vengono al pettine e questi sono i principali.
I nodo: se ora il risultato è quello di portare Calolzio e la C1 a Lecco penso che sarebbe stato molto meno logorante e dispendioso farlo già 2 anni fa quando, fra l’altro, Calolzio era di diritto nella categoria superiore.
II nodo: alla luce dei risultati di Calolzio negli ultimi 2 anni (salvezza ai play out e retrocessione) e di Lecco nello stesso periodo (sfiorata ma non raggiunta la zona play off), a fronte della preoccupante crisi economica e delle imponenti spese sostenute per raggiungere questi risultati, la nostra proposta è stata in sintesi la seguente: uniamo i “nostri giocatori” in un'unica squadra (io ovviamente propongo Basket Lecco) e facciamo una C2, sicuramente di vertice , poiché questa e la vera dimensione attuale del nostro territorio. Faccio notare che una FUSIONE non è conveniente poiché, per motivi regolamentari, presupporrebbe la perdita dei diritti sportivi su tutti i tesserati delle 2 società.
III nodo: sempre 2 anni fa c’era occasione di costruire un florido settore giovanile. Calolzio e Lecco assieme avevano il 90% dei giovani del territorio. Inoltre per non perdere i migliori talenti si poteva fare quello che tutti si auspicano si faccia in Italia, nel campo dell’istruzione, per evitare la fuga di cervelli all’estero: rafforzare le Università già presenti, partendo dalle più importanti, e non formarne una nuova.
Questo in sintesi era il nostro programma. Abbiamo perso le elezioni e quindi le dimissioni diventano obbligatorie. Ma certamente NON FAREMO OPPOSIZIONE perchè in questo momento potremmo farla solo “alla Franceschini” e come tale sterile e fondamentalmente dannosa per il movimento.
Ernesto Cocco

2 commenti:

Capitan Uncino 53 ha detto...

... non mi sembra ci siano state elezioni.... in effetti potrebbe essere una buona idea un referendum tra i cestisti ( passati e presenti ) di Lecco.
Secondo me qui il quorum verrebbe raggiunto.

.... ma forse non siamo in democrazia...

In ogni caso, come "tifoso" del Basket Lecco e del Basket a Lecco, sono totalmente d'accordo con tutti e 3 i punti.

Anonimo ha detto...

Ma il Basket Lecco è chiuso? Non mi risulta. Esiste ancora. Con il suo codice FIP intatto (quello a cui avrebbe dovuto rinunciare Calolzio, assieme ai suoi diritti probabili di C1). La società ha perso una parte dei dirigenti? Sì, ma c'è ancora. Ci sono i giocatori. Ci sono i giovani. Contatissime, ma ci sono le risorse. C'è un'idea tecnica. C'è un campo di gioco. C'è la sua storia. E c'è anche un suo futuro.

Qui si sono semplicemente confrontate idee diverse su una società di basket. Le persone che dovevano decidere (già, non è una democrazia, se già un numero di persone ristretto non ha uniformità di giudizio figuriamoci una moltitudine) lo facevano sulla base di un diritto acquisito per quello che ci avevano messo (impegno, lavoro, risorse). Il diritto morale mi sembra assolutamente uguale per tutti i partecipanti, perché sono certa che tutti, Brini compreso, hanno fatto ciò che ritenevano il meglio per mandare avanti questa società; ma i modi in cui si voleva procedere da qui in avanti erano diversi (e a quanto pare inconciliabili), da qui la risoluzione del rapporto.

Forse chi sente di poter giudicare la situazione dovrebbe chiedersi cosa avrebbe fatto lui al posto dei protagonisti (avendoci messo dentro lavoro e denaro: bastasse l'essere tifoso, io starei con Armani a decidere per l'Olimpia...). E chiedersi come sarebbe venuto fuori da una situazione di legittimo disaccordo (molto più sfaccettato di quanto non si voglia pensare) senza lasciare macerie dietro di sé. Ernesto è il tipo d'uomo che non ne lascia. La chiusa finale sua di questo post lo dimostra: anche lui crede nel futuro di questa società. Forse non il futuro che voleva lui. Ma un futuro c'è.